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C'era una volta

C'era una volta...
(un albergo, una famiglia, una storia)
la famiglia BulferettiC'era una volta...
Cominciano così tutte le storie, comincia così anche quella dell'Hotel Mirella. Che, una volta, non era un hotel ma una pensioncina nata in una casa di proprietà di Omobono Bulferetti e di sua moglie Luigina, i genitori di Andrea Bulferetti. Una casa che veniva affittata solo in estate perchè priva di riscaldamento e, dunque, impraticabile in inverno. Ma un bel giorno, mentre Omobono svolgeva la sua attività di artigiano edile, Luigina, che aveva già cresciuto i sette figli, decise di mettere a frutto la sua naturale predisposizione per l'ospitalità. Erano gli anni Sessanta, in pieno boom economico, la vacanza cominciava a diventare una regola. Anche la montagna doveva adeguarsi alle nuove richieste. Così due appartamenti vennero uniti insieme fino a ricavarne 12 camere, una sala da pranzo, acqua calda/fredda in stanza, servizi al piano: ecco la Pensione Mirella.
L'avventura era cominciata. Nel giro di due-tre anni, quelle dodici camere si rivelarono insufficienti, nel 1965 ne vennero realizzate altre sei. Tre anni dopo, fu ampliata un'ala con una sala da pranzo da 100 posti, per gli ospiti ma anche per i clienti esterni. Nasceva così l'Albergo Mirella che si trovò, comunque, subito a dover cercare di stare al passo con i tempi. Ormai era impellente l'esigenza di una struttura che avesse tutti servizi in camera e il dilemma fu: ampliare l'albergo esistente o crearne uno completamente nuovo? Alla fine, dopo studi accurati, fu deciso che il vecchio albergo rimaneva in piedi e accanto sarebbe sorto un hotel nuovo, progettato dall'architetto Giorgio Monico (un milanese con un antico legame con Ponte di Legno), con sessanta camere, un grandissimo salone ristorante, piscina, soggiorno, taverna, intorno un grande parco e due campi da tennis. Una struttura di assoluta avanguardia, per quell'epoca.
Nel marzo 1973 la costruzione prese avvio, nel giugno 1974, dopo poco più di 14 mesi, avveniva l'inaugurazione dell'Hotel Mirella, alla quale purtroppo non arrivò ad assistere Omobono Bulferetti, mancato una decina di giorni prima. Ma tutti i figli avevano ormai consolidato la loro vocazione: chi nel turismo, chi nell'imprenditoria edile.